giovedì 16 febbraio 2012

Il valore legale della laurea, perchè eliminarlo?


Il governo Monti sta discutendo su una riforma dell’università che potrebbe avere effetti assai rilevanti e particolarmente innovativi rispetto agli interventi succedutisi negli ultimi venti anni. Quattro sarebbero le questioni in discussione: 

- eliminazione del vincolo del tipo di studio per l’accesso ai concorsi pubblici,
- eliminazione del valore del voto di laurea nei concorsi pubblici,
- valutazione differenziata della laurea a seconda della qualità della facoltà/università di provenienza,
- eliminazione o riduzione del peso della laurea nei concorsi pubblici.


Secondo la prima proposta si ammetterebbero ai concorsi per la dirigenza pubblica lauree in storia o arte o lettere accanto alle tradizionali in giurisprudenza, scienze politiche o economia, consentendo di immettere saperi utili e diversificati che arricchirebbero il sistema pubblico. La riforma non coinvolge ovviamente l’accesso a professioni per le quali serve uno specifico sapere tecnico, come ad esempio quelle di ingegnere, medico o avvocato. Chi è contro a questa proposta afferma che nei posti della dirigenza pubblica e per i funzionari non servono conoscenze poco pratiche e non organizzate, prediligendo quindi la scelta tradizionale.
La seconda proposta, diretta ad eliminare il valore del voto di laurea nei concorsi pubblici dovrebbe diminuire il vizio di alcuni atenei di valutare generosamente i propri studenti, con voti alti non corrispondenti alla effettiva preparazione. Tuttavia, l’eliminazione del valore del voto rischia disincentivare gli studenti a migliorarsi.
La terza proposta, che consiste nel “pesare” in maniera diversa le lauree a seconda dell’università/facoltà di provenienza, promette molti cambiamenti, ma a riguardano si scontrano le opinioni più differenti.
Oggi, in base al valore legale del titolo di studio, ogni laurea conferita da una qualsiasi delle circa ottanta università italiane ha lo stesso peso nel mercato degli impieghi pubblici, sia in caso di ateneo severo sia in caso di ateneo, all'opposto, poco esigente. Una Asl che volesse giudicare due giovani dottori ai fini dell’assunzione non potrebbe privilegiare, ad esempio, la laurea maggiormente qualificata a discapito di quella "scadente". Dovrebbe trattare i due come se avessero lo stessa identica formazione e lo stesso sapere. 
Conseguono tre effetti gravemente negativi. In primis, le università hanno scarsi incentivi a scegliere docenti bravi e ricercatori impegnati, poichè la laurea che esse conferiscono agli studenti ha sempre il medesimo valore. In secondo luogo mentre il settore pubblico non può distinguere tra lauree, quello privato lo può fare. Ciò implica che, ad esempio, la clinica privata, diversamente dalla Asl, possa scegliere di assumere un dottore che viene da un’ottima facoltà di medicina, scartando liberamente quello che viene da una facoltà non selettiva, anche se ha un voto di laurea più alto. In tal modo, i laureati bravi sono intercettati dal settore privato, mentre quelli scadenti sono lasciati al pubblico. Come terzo effetto dato che ogni laurea, ovunque ottenuta, "vale" lo stesso sul mercato (almeno su quello pubblico), molte famiglie non selezionano le università in base alla loro qualità, anzi sono tentate di iscrivere i loro ragazzi dove i corsi sono più facili e voti dati con più generosità. Questo significa che i soldi dei finanziamenti e delle tasse giungono alle università scadenti.  
Si dovrebbe stabilire quindi una graduatoria di atenei riconosciuta, così che l’amministrazione che cerca un laureato possa valutare in maniera diversa le lauree a seconda del ranking dell’università di provenienza dei candidati. Il “peso” dell’università diverrebbe così uno tra gli elementi da prendere in considerazione nella valutazione dei candidati. Chi è contrario a questa proposta dice che si creerebbero delle competizioni tra università e delle gare tra atenei poco trasparenti con università di elite e non. Chi stilerebbe questa lista? In più con università di serie A e di serie B molti studenti sarebbero discriminati sia perchè le migliori università hanno costi più elevati sia perchè possono essere lontane da casa. 
Anche la quarta proposta, vale a dire l’eliminazione o la riduzione del peso della laurea nei concorsi pubblici, è diretta a ridurre effetti negativi. Se la laurea non ha valore nella valutazione dei candidati nei concorsi pubblici, tutto quello che conta è la loro preparazione per la prova di accesso. Ciò dovrebbe indurre gli studenti a iscriversi nelle università migliori e spingere le stesse a migliorare la qualità dei loro servizi per attrarre iscrizioni. Tuttavia la soluzione confina tutto il peso della valutazione dei candidati sulla prova di accesso, con il rischio di ottenere risultati molto casuali. 


Collegamento ad un post del nostro blog che riguarda il modo e gli strumenti per finanziare gli anni di studio all'università: Un contratto per frequentare l'università

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